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dai GIORNALI di OGGI

"incompatibilità tra incarichi di governo e proprietà di patrimoni superiore a 30 milioni"

Conflitto d'interessi, la bozza Veltroni

sottoscritta da Pd, Idv e Udc

L'ex segretario: "L'assenza di questa norma ha privato l'Italia di una regola tipica delle democrazie liberali"

2009-08-02

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

 

CORRIERE della SERA

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2009-08-02

"incompatibilità tra incarichi di governo e proprietà di patrimoni superiore a 30 milioni"

Conflitto d'interessi, la bozza Veltroni

sottoscritta da Pd, Idv e Udc

L'ex segretario: "L'assenza di questa norma ha privato l'Italia di una regola tipica delle democrazie liberali"

Walter Veltroni (Graffiti Press)

Walter Veltroni (Graffiti Press)

ROMA - Tredici articoli e il tentativo di rimediare a quello che viene definito un "vulnus" della legislazione italiana: è la proposta di legge per regolare il conflitto di interessi che Walter Veltroni ha presentato insieme a Roberto Zaccaria, del Pd, e a deputati di tutti i partiti d'opposizione: Massimo Donadi e Leoluca Orlando dell'Italia dei Valori, Bruno Tabacci dell'Udc e Beppe Giulietti, portavoce dell'Associazione Articolo 21, eletto nell'Idv e ora passato al gruppo Misto.

SEPARAZIONE - "Come avevo annunciato - afferma Veltroni - ho lavorato con Roberto Zaccaria ad un testo di legge che affronti in modo definitivo il tema, cruciale in una democrazia, della separazione tra interessi pubblici e privati. In questi anni la colpevole assenza di questa norma ha finito con il privare il nostro Paese di una regola tipica di tutte le democrazie liberali. Il valore politico di questa iniziativa - conclude l'ex segretario del Pd - è per me in primo luogo nel fatto che essa è sostenuta e sottoscritta unitariamente da autorevoli parlamentari di tutta l'opposizione".

LE REGOLE - Nella relazione al testo si definisce inefficace la legge Frattini del 2004 e si citano il testo di Dario Franceschini della passata legislatura e quello di Gianclaudio Bressa, presentato nell'aprile scorso. La proposta di legge in particolare, stabilisce la "incompatibilità assoluta" tra precisi incarichi di governo (da presidente del Consiglio a sottosegretario a commissario del governo) e, ad esempio, "la proprietà di un patrimonio di valore superiore a 30 milioni di euro la cui natura, anche riguardo alla concentrazione nel medesimo settore di mercato, configura l'ipotesi di conflitto di interessi", "la proprietà, il collegamento o il controllo diretto o indiretto di un'impresa che svolga la propria attività sulla base di qualunque titolo abilitativo rilasciato dallo Stato". In questo caso, la soluzione indicata dalla proposta di legge è "l'invito ad optare (da parte dell'Autorità Antitrust, ndr), con decadenza dalla carica in caso di mancata opzione". Fuori dai casi di incompatibilità assoluta, invece, si indica la strada dell'obbligo di astensione, sottoponendo il caso all'Autorità. La proposta di Veltroni indica poi la strada per la "repressione di situazioni di conflitto di interessi": diffida, sanzioni amministrative pecuniarie per violazione degli obblighi di dichiarazione o di astensione o per inottemperanza alla diffida, che arrivano fino a un livello "non inferiore al doppio e non superiore al quadruplo del vantaggio patrimoniale effettivamente conseguito dall'impresa" proprietà del soggetto. Il testo prevede infine anche la "parità di accesso ai mezzi di comunicazione durante le campagne elettorali", da parte dei candidati a cariche elettive.

 

01 agosto 2009(ultima modifica: 02 agosto 2009)

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2009-08-02

Presentata insieme a Zaccaria (Pd), Tabacci (Udc), Orlando e Donadi (Idv) e Giulietti

L'ex leader: "Il valore dell'iniziativa sta nel sostegno di tutta l'opposizione"

"Conflitto di interessi, basta silenzi"

ecco la proposta di legge Veltroni

di GIOVANNA CASADIO

"Conflitto di interessi, basta silenzi" ecco la proposta di legge Veltroni

Walter Veltroni

ROMA - Per primo si è mosso Veltroni. Del resto, nelle ultime settimane era tornato spesso sulla questione: "Muoviamoci e battiamo un colpo sul conflitto di interessi che si è aggravato e altera gravemente la democrazia italiana", e su cui c'è stata la "colpevole assenza" del centrosinistra, che non ha fatto quello che doveva quando poteva, cioè quando governava. Ha consegnato così l'Italia all'impero mediatico del premier Berlusconi. E quindi, l'ex segretario Pd ha presentato in corner, prima delle ferie, una proposta di legge semplice (13 articoli) e chiara: chi si trova in situazioni di conflitto d'interesse è incompatibile con le cariche di governo. Co-firmata da Roberto Zaccaria che ne ha predisposto gli articoli. Ma soprattutto - ed è quello che Veltroni rimarca - "il valore politico di questa iniziativa è per me in primo luogo nel fatto che è sostenuta e sottoscritta unitariamente da autorevoli parlamentari di tutta l'opposizione".

Hanno aderito il presidente dei deputati dipietristi, Massimo Donadi e Leoluca Orlando, per l'Udc Bruno Tabacci, il portavoce dell'associazione Articolo 21, Beppe Giulietti. Da febbraio, quando lasciò a sorpresa la segreteria dei Democratici, poche uscite politiche e lavorio sotterraneo: "Vedo il mio futuro non in posti di potere ma nell'impegno nelle battaglie in cui credo perché dalle passioni civili non ci si può dimettere mai", ha detto dal palco della Festa democratica a Caracalla qualche giorno fa annunciando la legge sul conflitto d'interessi.

"Ho lavorato con Zaccaria - spiega ieri - a un testo di legge che affronti in modo definitivo il tema, cruciale in una democrazia, della separazione tra interessi pubblici e privati. La colpevole assenza di queste norme in questi anni ha finito con il privare il nostro paese di una regola tipica di tutte le democrazie liberali". Rincara Giulietti: "Le nomine Rai decise a Palazzo Grazioli, le minacce ai cronisti di Repubblica e dell'Espresso sono una conseguenza di questa distorsione: Berlusconi usa il suo conflitto d'interessi come una clava".

La proposta si muove attorno a pochi principi-chiave: chi ha un patrimonio di almeno 30 milioni di euro o controlla un'impresa che opera grazie a una licenza concessa dallo Stato non può avere una carica di presidente del Consiglio, ministro o sottosegretario. Deve optare. Spiega Zaccaria: "Nel momento in cui si ottiene una carica di governo si ha l'obbligo di presentare all'Autorità per la concorrenza una relazione sul proprio patrimonio e sulla propria eventuale attività imprenditoriale. L'Autorità entro trenta giorni, se ritiene ci sia incompatibilità chiede di scegliere". Se la persona interessata non lo fa, decade automaticamente dalla carica di governo. Se dichiara di volere vendere, ha sei mesi di tempo per farlo. C'è infine un altro articolo importante, l'11, sulla parità d'accesso ai mezzi di comunicazione durante le campagne elettorali. "Proposta convincente", secondo Tabacci. Nessuna illusione di vederla approvata, vista la maggioranza che ha Berlusconi in Parlamento, però "deve essere la priorità numero uno, quando il centrosinistra tornerà al governo", ribadisce Zaccaria. E Donadi: "Il conflitto di interessi è la madre di tutte le degenerazioni della scena politica italiana".

(2 agosto 2009)

L'UNITA'

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2009-08-02

Conflitto d'interessi. Veltroni presenta una nuova proposta di legge

Tredici articoli e il tentativo di rimediare a quello che viene definito un "vulnus" della legislazione italiana, che data ormai da molti anni. È la proposta di legge per regolare il conflitto di interessi che Walter Veltroni ha presentato insieme a Roberto Zaccaria, del

Pd, e a deputati di tutti i partiti d'opposizione: Massimo Donadi e Leoluca Orlando dell'Italia dei Valori, Bruno Tabacci dell'Udc e Beppe Giulietti, portavoce dell'Associazione Articolo 21, eletto nell'Idv e ora passato al gruppo Misto.

"Come avevo annunciato - afferma Veltroni - ho lavorato con Roberto Zaccaria ad un testo di legge che affronti in modo definitivo il tema, cruciale in una democrazia, della separazione tra interessi pubblici e privati. In questi anni la colpevole assenza di questa norma ha finito con il privare il nostro Paese di una regola tipica di tutte le democrazie liberali. Il valore politico di questa iniziativa - conclude l'ex segretario del Pd - è per me in primo luogo nel fatto che essa è sostenuta e sottoscritta unitariamente da autorevoli

parlamentari di tutta l'opposizione".

Nella relazione al testo si definisce inefficace la legge Frattini del 2004 e si citano il testo di Dario Franceschini della passata legislatura e quello di Gianclaudio Bressa, presentato nell'aprile scorso. La proposta stabilisce la "incompatibilità assoluta" tra precisi incarichi di governo (da presidente del Consiglio a sottosegretario a commissario del governo) e, ad esempio, "la proprietà di un patrimonio di valore superiore a 30 milioni di euro la cui natura, anche riguardo alla concentrazione nel medesimo settore di mercato, configura l'ipotesi di conflitto di interessi", "la proprietà, il collegamento o il controllo diretto o indiretto di un'impresa che svolga la propria attività sulla base di qualunque titolo abilitativo rilasciato dallo Stato".

In questo caso, la soluzione indicata dalla proposta di legge è "l'invito ad optare (da parte dell'Autorità Antitrust, ndr.), con decadenza dalla carica in caso di mancata opzione". Fuori dai casi di incompatibilità assoluta, invece, si indica la strada dell'obbligo di astensione, sottoponendo il caso all'Autorità. La proposta di Veltroni indica poi la strada per la "repressione di situazioni di conflitto di interessi": diffida, sanzioni amministrative pecuniarie per violazione degli obblighi di dichiarazione o di astensione o per inottemperanza alla diffida, che arrivano fino a un livello "non inferiore al doppio e non superiore al quadruplo del vantaggio patrimoniale effettivamente conseguito dall'impresa" proprietà del soggetto.

Il testo prevede infine anche la "parità di accesso ai mezzi di comunicazione durante le campagne elettorali", da parte dei candidati a cariche elettive.

01 agosto 2009

 

 

Conflitto di interessi, ecco la proposta di Furio Colombo

Ecco il testo della proposta di Furio Colombo sul tema del conflitto di interessi.

Onorevoli colleghi, il problema del conflitto di interessi – ovvero di incompatibilità dei titolari di funzioni di governo che siano anche titolari di rilevanti attività aziendali – è lo scopo di questa proposta di legge. Con essa si vuole impedire al paralisi della normale vita politica di un paese che si verifica quando una persona, oltre che responsabile di attività di governo, è anche alla guida di rilevanti attività economiche. Questa proposta di legge tende a colmare due vuoti legislativi pericolosi e allarmanti. Il primo riguarda la portata e le dimensioni dell’attività privata che – facendo capo a una persona che svolge funzioni di governo – tende a creare il problema gravissimo di una sovrapposizione o aggancio fra responsabilità pubblica e interesse privato.

Il secondo vuoto riguarda l’attenzione scarsa o nulla finora prestata al delicatissimo settore imprenditoriale delle comunicazioni intese in tutte le possibili forme, modi e settori in cui tale attività si può svolgere, dalla Tv, alla radio, ai giornali, alla telefonia, all’informatica.

Il problema, in tutti e due i percorsi indicati, è materia così delicata e rilevante al fine di definire incompatibilità e separazione completa di responsabilità pubblica e interesse privato, che la sua regolamentazione non può essere rinviata ai criteri decisionali, che possono essere di volta diversi, di una autorità garante.

Nessuna autorità può essere messa in condizioni di decidere su un conflitto di interessi in assenza di una legge che stabilisca le modalità per risolverlo. Non è ragionevole chiamare qualcuno – per quanto autorevole – a decidere su un conflitto già in atto fra attività di governo e interessi privati. Infatti quando tale conflitto è insorto, si sono già stabilite le condizioni di pericolo per la legalità che possono rendere inagibile l’azione di una eventualità Autorità incaricata di risolvere il problema.

E’ persuasione di chi presenta questa proposta di legge che ogni aspetto della incompatibilità tra funzioni e interessi e ogni regola sul come identificare, impedire o fermare un conflitto di interessi debba essere definito e diventare legge della Repubblica prima che il conflitto insorga, così come avviene per ogni comportamento giudicato - da una comunità e dai suoi legislatori - pericoloso per la vita della repubblica e i rapporti fra i cittadini. Nel caso che stiamo discutendo, è in gioco la credibilità e rispettabilità di un governo e dei suoi membri, il rispetto per le norme e decisioni di quel governo, la certezza che in nessun caso e per nessuna ragione possa esservi dubbio sul completo disinteresse di ogni azione e decisione di governo, il costante rispetto di ogni norma vigente, l’armonia con i principi della carta costituzionale, prima fra tutte è la prescrizione, che è anche vincolo comune: "La legge è uguale per tutti".

Il conflitto di interessi in atto infrange, prima di tutto, tale fondamentale principio. Infatti attribuisce al titolare del conflitto la disponibilità di un doppio criterio decisionale: l’efficacia erga omnes di una determinata norma o decisione; ma anche la possibile convenienza privata di quella norma o decisione nell’ambito degli interessi personali di chi governa, se chi governa è titolare di conflitto. Ovvero è in grado di decidere sul proprio beneficio privato.

Questa legge indica le dimensioni, ovviamente cospicue, del tipo di interesse privato, finanziario, azionario, proprietario o manageriale cui si intende porre argine e stabilire impedimento.

L’esperienza, anche recente, insegna che esercitare funzioni di governo - mentre si rappresentano vasti interessi privati - è situazione in grado di travolgere l’autonomia di qualunque Autorità (per esempio attraverso insistenti ed efficaci campagne di intimidazione e delegittimazione mediatica, campagne facilmente orchestrabili con mezzi adeguati). La stessa esperienza dimostra la capacità di condizionare una assemblea legislativa (certo la parte di assemblea che sostiene il titolare di un vasto conflitto di interessi) sia attraverso il peso mediatico, sia attraverso la versatilità e varietà di interventi, premi e vantaggi in svariati settori e in luoghi diversi della vita pubblica e privata, in modo da rendere compatto il consenso ogni volta che esso riguardi una legge "ad personam".

Le leggi "ad personam", di cui è stata costellata la legislatura precedente, sono il capolavoro del conflitto di interessi, nel senso di manifestazione perfetta del danno nei confronti di un paese, delle sue leggi, dei suoi cittadini. Dimostrano che un potente titolare di conflitto di interessi tende a usare la condizione anomala esattamente nel senso per il quale tale condizione deve essere preventivamente proibita; ovvero, per il suo esclusivo, privato, personale interesse. E poiché, come si è visto e constatato di recente in Italia, è in grado di farlo usando l’obbedienza compatta di una maggioranza, si ha la dimostrazione che il conflitto di interessi – quando esiste in dimensioni abbastanza grandi – è in grado di rompere il patto fra lo stato e i cittadini, di relegare in posizione irrilevante il dettato della Costituzione e di usare un vasto consenso, creato dall’uso spregiudicato del conflitto di interessi, per favorire e sviluppare tutti i modi – che sono in sé l’opposto dell’interesse pubblico – in cui quel conflitto si può esprimere.

Ciò dimostra quanto sia arduo e irrealistico immaginare che una Autorità garante – che è parte delle istituzioni umiliate e vilipese dal conflitto – possa smantellare le difese di un potere pubblico-privato ormai insediato, mentre quel potere è già in grado di intimidire, disinformare e creare gogna per i propri avversari.

Questa proposta di legge indica dunque una definizione chiara, un intervento preventivo, e le norme che rendono impossibile l’instaurarsi di una condizione di conflitto in atto, nella persuasione – già provata da recente esperienza – che un conflitto in atto tende ad allargarsi e, con i frutti di convenienza illegale che ne ricava, è in grado di rendere vana ogni contestazione alla grave situazione di illegalità che il conflitto stesso produce.

L’impegno di questa proposta infatti non conta sul deterrente di multe sempre inefficaci, per quanto severe, verso le grandi ricchezze. Si propone invece di rendere impossibile l’instaurarsi, presso qualsiasi carica di governo, di una situazione di conflitto di interessi che è la peggiore infezione nella vita pubblica e nella moralità di una comunità e di un paese.

CONFLITTO DI INTERESSI

Art. 1 – Agli effetti della presente legge sono titolari delle cariche di governo il Presidente del Consiglio dei Ministri, i ministri, i vice-ministri, i sottosegretari di Stato, i commissari straordinari di governo, i presidenti delle regioni ordinarie e delle regioni a statuto speciale.

Art. 2 – Agli effetti della presente legge sono incompatibili con cariche di governo i titolari di attività imprenditoriali, finanziarie, industriali o commerciali di qualunque impresa che abbia, rapporti di concessione con pubbliche amministrazioni, nonché di qualunque tipo di impresa che dipenda, per il suo funzionamento, da autorizzazione o sorveglianza o approvazione o controllo di organi dello Stato.

Sono incompatibili i titolari, i maggiori azionisti e amministratori di imprese attive a qualsiasi titolo nel settore delle informazioni, comunicazioni, telefonia e informatica, con qualsiasi mezzo e forma di diffusione. Sono inoltre incompatibili i titolari di responsabilità, proprietà e controllo diretto e indiretto di qualsiasi fondo, impresa, attività finanziaria, industriale, distributiva, bancaria, immobiliare, con un valore superiore ai 10 milioni di euro, in qualsiasi parte del mondo siano dislocate.

Art. 3 – L’incompatibilità di cui agli articoli 1 e 2 è in atto dal momento della elezione della persona titolare di imprese e interessi elencati in questa legge e rende impossibile l’inclusione di tale titolare in qualsiasi lista di governo. Una volta accertate le condizioni di incompatibilità indicate in questa legge, l’esclusione è automatica e non è previsto alcun ricorso, salvo che alla magistratura ordinaria.

Art. 4 – Il titolare di un conflitto di interessi indicato in questa legge può porre fine al conflitto:

- attraverso la vendita e la collocazione del capitale ricavato in un fondo cieco;

- attraverso le dimissioni e la separazione dall’impresa o dall’attività in questione in caso di attività manageriale con l’impegno a non riassumere cariche o funzioni dello stesso tipo o nello stesso campo prima di tre anni dalla fine del mandato;

- nel caso di impresa di editoria, giornalismo, radio, televisione, telefonia, informatica, l’incompatibilità permane e impedisce l’assunzione di ogni attività di governo, perché non è possibile – in questi settori – la costituzione di un fondo cieco. Inoltre, la vendita improvvisa a causa dell’assunzione di una responsabilità di governo, non garantisce in alcun modo l’indipendenza dell’impresa e il distacco del titolare di governo dal sistema informativo già controllato. Altra causa ostativa è la concessione da parte del governo del permesso di trasmettere, sia nel settore pubblico che in quello privato. Chiunque sia beneficiario di concessione governativa - o lo sia stato negli ultimi tre anni - è incompatibile con cariche di governo.

Art. 5 – I casi di incompatibilità dovuti a ragioni diverse dalla proprietà e titolarità di impresa sono regolati da altre leggi. La magistratura ordinaria accerta, su richiesta della parte ritenuta "incompatibile", l’esistenza effettiva delle condizioni di tale incompatibilità nel caso che esse siano contestate dalla parte interessata.

01 agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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